Jean (racconto sul focus)

Sì, è vero, ho dubitato.
Ho perso il mio fuoco per finire nel fuoco.
Perdonami,
è stato
solo un momento,
un istante di sconforto
estorto
da chi mai credette in me,
in te,
nella salvezza nostra.
Tre volte,
sì,
ben tre ferite
il mio corpo accolse,
ma io,
guidata dalla voce
di Dio,
avanti,
ancora,
senza timore,
con determinazione,
alla missione preposta.
Quelle quattro mura
fredde e ostili
non hanno potuto fermarmi,
solo gli uomini empi
sono riusciti
a legarmi,
nelle mani,
nei piedi e,
per un niente,
anche nella mente.
Mi deridevano,
mi chiamavano “Pulzella”
come se esser donna
fosse difetto di fattura.
Io son’oltre,
Santa Caterina e Santa Margherita,
donne come me,
e parlavano per te,
Altissimo mio.
Così io
posso parlare
per quei degenerati
e dirti che no,
non sono pentiti.
Non meritano la salvezza,
né io la pira.
Tutto ciò che ho fatto
è stato per paura
del fuoco.
Non avevo capito,
ch’esso era il mio destino.
Se questo è il tuo volere,
obbedisco.
La fiamma è la prova
che sono nel giusto.
Alla tua chiamata
non ho risposto
solo per un istante.
Hai perdonato il mio rifiuto,
il solo aiuto
per l’anima mia
macchiata d’eresia.
Dritta allo scopo,
come una freccia dell’Angelo Michele,
vedere
la strada
e guardare solo quella,
che porta fino a Dio,
fuoco mio.
Vado incontro al mio destino,
a ciò che ho costruito
e brucio di felicità,
nessun rancore,
solo desiderio di realizzazione.
Per secoli sarò ricordata
come colei che non si arrese,
tra le sofferenze,
mai si placò.
Riuscita?
Appagata?
Santa?
No.
Solo orgogliosa
di essere arrivata
in fondo alla mia storia.
E se la fine che hai preparata
è questa,
urlando
l’abbraccerò.
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