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Autore: Tina Cariglia | 15 Apr 2024 | Tempo di lettura: 3 minuti

Come le emozioni influenzano l’attenzione

Come le emozioni influenzano l’attenzione

Quando parliamo di concentrazione intendiamo la capacità di mantenere la nostra attenzione su uno specifico compito elevando, pertanto, il livello della nostra prestazione e della nostra capacità decisionale, rendendoci maggiormente efficaci.

Nell’era del multitasking e/o del bombardamento da parte di fattori esterni (es: email, telefonate, messaggi, social network, etc.) cui siamo soliti attribuire una grossa responsabilità della perdita di attenzione o focus, dimentichiamo come anche le emozioni giochino un ruolo fondamentale nel drenare energie, limitare la nostra concentrazione e la nostra capacità decisionale laddove le stesse non siano gestite. Questo porta, talvolta, a farci sentire “sovraccarichi” e/o stressati, sino a generare un vero e proprio blocco o “paralisi”.

Prendiamo ad esempio emozioni quali la paura: “paura di fallire”, “paura di non essere all’altezza”, che originano da pensieri quali “e se poi non porto a termine il progetto?”, “e se poi mi affidano questa responsabilità e non ce la faccio?”. Si tratta di situazioni in cui i pensieri e l’emozione ad essi correlata, ci proiettano costantemente in dinamiche future generando il c.d. “rimuginio”, e facendoci vivere in un perenne stato di ansia, privandoci della concentrazione sul momento presente e non consentendoci di fare ciò che in realtà vorremmo fare e/o prendere le decisioni che dovremmo.

O ancora, immaginiamo di avere un’importante riunione in cui è richiesto che venga presa una decisione strategica per le sorti del business aziendale, e che pochi minuti prima di uscire di casa litighiamo con il nostro partner o con i nostri figli e ci arrabbiamo. Rimuginiamo sulla litigata durante tutto il tragitto casa/lavoro, e durante la riunione una serie di pensieri negativi su quanto accaduto continua ad affollare la nostra mente, distogliendo l’attenzione da ciò che viene discusso sino ad inibire la nostra capacità decisionale. Il meeting viene rimandato e l’affare va in fumo.

Allo stesso modo, anche un’emozione piacevole come la gioia nella sua intensità più alta (estasi), potrebbe in taluni momenti sottrarre la nostra attenzione da ciò che stiamo facendo e/o da quanto dobbiamo portare a termine perché i nostri pensieri “volano” altrove.

Il nostro cervello, infatti, genera 50.000 pensieri al giorno (fonte Psychology Today), e seppur vi sia una correlazione tra ciò che pensiamo e ciò che sentiamo, spesso non riusciamo a gestire l’emozione perché non la identifichiamo.

Cosa accade, allora, nei casi in cui anziché navigare l’emozione è l’emozione che ci sovrasta? Una perdita di energie e attenzione rispetto alle attività da svolgere e ai risultati da raggiungere. Siamo proiettati in qualcosa che non è il tempo presente, e la non presenza a noi stessi non ci aiuta a capire cosa stiamo provando, come possiamo comportarci e cosa è importante fare.

Le emozioni possono essere interpretate come se fossero un messaggio avente lo scopo di guidarci. Agire ogni giorno consapevoli di ciò che proviamo e degli obiettivi da raggiungere, ci consente di sviluppare maggiore autocontrollo e di restare al posto di comando della nostra attenzione e della nostra vita.

Autore

Tina Cariglia

Nata a Milano dove ancora oggi vive. Da oltre 24 anni lavora nel mondo Finanziario e Bancario dove ha ricoperto vari ruoli con responsabilità crescente. Nella sua vita è Life e Team Coach nonché Licensed NLP Coach, membro dell’Associazione Professionale Nazionale del Coaching e dell’Associazione Professionale Nazionale dei Programmatori Neurolinguistici. Certificata con Six Seconds EQ Assessor e Brain Profiler con l’obiettivo ultimo di diventare EQ Facilitator, e diffondere l’importanza dell’Intelligenza Emotiva quale fattore di successo non solo per lo sviluppo della Leadership, ma anche per lo sviluppo del potenziale dei singoli affinché possano vivere la vita che davvero desiderano.